venerdì 17 maggio 2013

Capitolo 84 L'ultimo muro abbattuto



Capitolo 84    L'ultimo muro abbattuto



Il pranzo passò veloce e allegro. Circondato dal loro affetto e dalla loro euforia quasi mi scordai di mangiare.

Era strano, era come se un velo che ricopriva i miei occhi fosse stato squarciato all'improvviso.

Mi sembravano tutti più vivi, più allegri, più... più loro. O forse finalmente ero io che vedevo le cose come dovevano essere.

Nessuno fece battute strane, nessuno osò neanche nominare l'accaduto o alludere lontanamente ai miei problemi o a quello che era successo nei giorni precedenti.

Era come se tutti avessero cancellato la memoria, e avessero deciso di ripartire da capo.

Se all'inizio ero teso e nervoso alla fine ridevo e scherzavo come non avevo mai fatto con il cuore e l'anima finalmente sereni.

Bella seduta al mio fianco rise e scherzò con noi ma come me mangiò con una mano di meno.

Entrambi per tutto il tempo rimanemmo con le mani strette uno all'altra sotto al tavolo, a crogiolare e godere di quel contatto così superficiale ma così insperato e intimo tra di noi.

Allora apriamo lo spumante?” chiese alla fine mio padre tornando dalla cucina con tre bottiglie chiuse.

Dai papà una l'apro io” disse Emmett allungando le mani. Carlisle sorrise e gliela passò mentre allungava la seconda a Jasper che si era alzato in piedi per prenderla. Normalmente la terza l'apriva papà o Charlie. Era un rito che non mi interessava, e che anzi m'inquietava parecchio.

Il botto mi faceva sussultare e più di una volta mi ero allontanato con una scusa tornando quando avevano già versato nei bicchieri.

La terza l'apri tu? Edward?” mi chiese mio padre guardandomi sorridente.

Annui felice e allungai la mano libera per afferrarla.

Edward servono entrambe le mani per aprire la bottiglia, lo sai vero?” mi prese in giro Emmett.

Divenni rosso mentre mollavo la mano a Bella per darmi da fare con la carta che la ricopriva.

E quando facemmo saltare i tappi mi voltai verso il mio fratellone bagnandolo tutto.

Oh scusa Emmett. Avevi ragione ci volevano due mani” affermai facendo scoppiare a ridere tutti mentre Emmet mi guardava stralunato.

Ovviamente non finii il pranzo asciutto con un gran sospiro di Esme che minacciò di metterci a pulire tutti quanti. Ma lo disse con un sorriso tale che invece di smetterla scoppiammo a ridere e bagnammo pure lei.



Dopo pranzo e dopo che tutti assieme avemmo ripulito la stanza e messo in ordine la cucina, iniziammo a scambiarci i regali. Io non avevo fatto in tempo a comprare nulla e chiesi scusa mortificato a tutti.

Ma tu ci hai fatto il regalo più bello” mi disse Carlisle sorridendomi.

Lo guardai stupito e lui scosse la testa divertito dal mio stupore.

Il tuo sorriso Edwrad. Non sai quanto a lungo l'ho desiderato” aggiunse emozionato stringendomi ancora una volta a se.

Li avevamo aperti tutti e avevo come al solito ricevuto una quantità di oggettini bellissimi non tanto per il valore ma perché rappresentavano l'amore della mia famiglia.

Un attimo di silenzio” alzò la voce mio padre interrompendo le risatine delle mie sorelle che avevano regalato ai propri fidanzati dei boxer rossi con qualche disegno allusivo.

Ci zittimmo tutti per ascoltarlo e lui prese la parola.

Questo è un Natale speciale per la nostra famiglia.” iniziò a parlare guardandomi negli occhi mentre diventavo rosso per l'imbarazzo “ma non solo perché Edward ha finalmente deciso di regalarci il suo sorriso...” continuò facendomi l'occhiolino.
Ma perché siete diventati tutti grandi, avete imparato a gestirvi e a volervi bene, senza distinzioni, esattamente come dei veri fratelli... ” continuò mia mamma.

Ed è per questo che volevamo farvi un regalo speciale” finii mio padre

Poi prese dal mobile cinque scatoline di velluto e ce le porse ad ognuno di noi figli.

Vedete tanti anni fa per riportare Edward e Alice a casa io e vostra madre abbiamo fatto un atto ufficiale che rende Edward il mio successore come titolo. Ma nello stesso tempo anche un testamento per dividere i nostri beni in parti uguali.” alzai lo sguardo stupito. Non immaginavo nulla di tutto ciò mentre incrociavo lo sguardo stupito di Emmett e saputello di Alice. Lei lo sapeva capii, ma non feci domande, non era il momento poi avrebbe dovuto spiegarmi come e quando lo aveva capito.

Mio padre dopo una pausa riprese la parola. “E due giorni fa con Esme abbiamo modificato il testamento. Da oggi in avanti tutto ciò che verrà aggiunto sarà invece diviso in cinque perché Jasper e Rosalie sono diventati parte della famiglia a tutti gli effetti visto che è arrivata la comunicazione del tribunale che lo attesta e perché hanno già intestato i beni della loro famiglia d'origine.” concluse sicuro che noi avremmo capito.

E non si sbagliava perché sul volto di ciascuno di noi c'era un gran sorriso mentre ci guardavamo coscienti di essere dei veri fratelli, coscienti dei vincoli che ci univano gli uni con gli altri che andavano ben oltre a quelli di una semplice carta bollata.

Ancora stupiti e incuriositi dalle sue parole ci affrettammo ad aprire la misteriosa scatolina.

Dentro c'era lo stemma della sua famiglia. Per noi maschi montato su un braccialetto di cuoio per le ragazze appeso a una catenella d'argento.

Questo è il simbolo della mia discendenza. E voi, siete tutti eredi dei Conti Cullen” concluse sorridendoci emozionato ed orgoglioso mentre stringeva a se mia mamma.

Per te è già pronto...” la sentii sussurrare a Bella con un sorriso felice.



Non avevo mai saputo ciò che avevano fatto pur di riportarci a casa, non avevo idea di quanto avessero lottato e non immaginavo neanche lontanamente che mai avrei potuto avere un titolo. In fin dei conti ero solo un orfanello, un ragazzo che se non fossero arrivati loro sarebbe impazzito e forse anche morto suicida. Mi sembrava ancora così strano di essere circondato da così tante persone che mi amavano, e fui felicissimo di ricevere lo stemma di mio padre ma ancora di più di sentirlo affermare che ero suo figlio con orgoglio. Lo avevo fatto impazzire, gli avevo dato una montagna di problemi, eppure... eppure mi amava come il primo giorno che lo avevo visto all'orfanotrofio.

Non avrei mai dimenticato i miei genitori reali, ma ero finalmente riuscito ad accettare l'accaduto e soprattutto ero convinto che fossero felicissimi di sapere quanto i miei nuovi genitori mi amassero.

Forse lassù dal cielo avevano fatto si che loro scegliessero proprio noi, forse la scelta di adottarci era stata in qualche modo indirizzata dai miei veri genitori che avevano scelto questa coppia meravigliosa capace di amarci e di amare me malgrado tutti i problemi che mi ero portato dietro.







E anche il pomeriggio passò sereno come non mi era mai successo. Tigro mi osservava dal comò ridere e giocare con la mia famiglia.

E fu quasi all'ora di cena che mamma annunciò che sarebbero andati via con Carlisle e Charlie a cenare da una loro amica e che sarebbero rientrati la mattina successiva.

Rimanemmo tutti un po' perplessi da quella decisione così inaspettata ma in fondo avevano ragione ormai eravamo grandi e poi dal volto rosso di Charlie capimmo tutti che la professoressa Sue doveva avere un certo interesse per il nostro sceriffo.

Bella, rimane con noi Charlie. Anzi potrebbe fermarsi a dormire qui.” affermò Alice entusiasta.

Nessuno si oppose, evidentemente era un fatto ormai scontato dal momento che non era la prima volta che lei veniva ospitata sul divano in camera delle ragazze.



Quando furono usciti mi domandai cosa avremmo cucinato per cena, non era avanzato molto dal pranzo.

Pizze” affermò Alice sorridente “Stasera pizza” ribadì compiaciuta dalla sua idea.

Ok allora io e Jasper andiamo a comprarle. Come le volete?” chiese Emmett alle due ragazze con un aria furbastra che non mi piacque per nulla.

Non lo so proprio” affermò Rosalie guardando Alice negli occhi e ridacchiando.

Neanch'io. Sai quasi quasi veniamo con voi. Così scegliamo.” rispose sorridente la mia gemella.

I ragazzi si affrettarono ad annuire e Jasper si rivolse a me e Bella “Allora noi andiamo. E ci metteremo un po'. Non volete venire con noi vero?” ci chiese facendomi l'occhiolino.

Lo guardai allibito. Non riuscivo a capire, erano solo le sei del pomeriggio. C'era tempo dove diavolo volevano andare a prendere le pizze? Fino in Canada? E perché mi guardavano tutti con uno strano risolino stampato sul viso?

No Jasper. Ho freddo. Noi rimaniamo qua ad aspettarvi” rispose di corsa Bella per entrambi.

La guardai stupito. Aveva le guance in fiamme, come poteva aver freddo?

Bene. Così Edward ti scalda... ahi” rispose Emmett avendo ricevuto una gomitata da Rosalie.

Allora due margherite per voi” affermò Alice mentre si affrettava ad uscire e a spingere fuori il mio fratellone che protestava “Insomma... se non ci è arrivato...”

La porta si chiuse e all'improvviso mi resi conto di essere rimasto solo in casa con Bella. Un silenzio irreale e inusuale ci avvolse.

Hai freddo?” le chiesi titubante domandandomi ancora una volta come fosse possibile.

Lei mi sorrise e mi prese la mano “Perché non ci sediamo vicini al fuoco?” mi chiese.

Annui ed andammo a sederci vicini sul tappeto davanti a quella calda fiamma che riscaldava l'ambiente e i nostri cuori.

Il silenzio regnava sovrano solo interrotto dal crepitare del fuoco e dai nostri respiri mentre sentivo il mio cuore nel petto battere frenetico proprio come il suo.

Le fiamme danzavano, indifferenti a noi, inondandoci con il loro calore, riscaldando e creando un atmosfera surreale.

Lei seduta vicino a me con la sua mano stretta nella mia cambiò leggermente posizione posando la testa sulla mia spalla e posando la mano libera sul mio collo.

E' così bello qui” mormorò.

Io le sorrisi grato per quel contatto, felice di sentirla appoggiata a me fiduciosa e girandomi la guardai sorridere felice mentre chinandomi le appoggiavo le mie labbra sulle sue.

Erano così morbide e accoglienti.

Lei mi sorrise ricambiando il mio bacio, approfondendolo, rifiutandosi di staccarsi mentre la sua mano scivolava sulla mia nuca andando a giocare con i capelli.

Ti amo Edward” mi disse poi fissando i suoi occhi nei miei.

Anch'io” le sussurrai dandole un bacino sul naso imbarazzato.

Non sapevo cosa fare. Avevo voglia di accarezzarla, di sentire la sua pelle sotto le mie dita ma anche paura. Paura di fare le cose sbagliate, paura di poterle fare in qualche modo male, paura di spaventarla o di osare troppo.

Non avevo mai conosciuto l'amore o il piacere del sesso. Le uniche mie esperienze erano state traumatiche e dolorose a parte quello che avevo fatto con Danny... che non era decisamente molto lusinghiero.

Ma adesso lui non c'era e c'era invece Bella in carne ed ossa, non più la mia immaginazione ma lei vera e reale. E se... un brivido mi percorse lungo la schiena.

Ero veramente un ragazzo? Sarei stato in grado di… non osai proseguire nei miei pensieri ingoiando a vuoto, terrorizzato di scoprire di essermi illuso, spaventato di poterla deludere.

Insomma avevo paura. Paura per lei e paura per me.



Rimanemmo ancora in silenzio qualche minuto, vicini consapevoli di quello che avremmo voluto fare ma bloccati dal muro di paure che stavo nuovamente alzando fra di noi.



Edaward” mi disse poi lei allungando una mano sul colletto della mia camicia. “Posso?” mi chiese poi timidamente.

Io la guardai. Mi stava chiedendo il permesso di toccarmi, di approfondire il nostro rapporto.

Probabilmente aveva paura che fuggissi ma io desideravo sentire la sua mano sul mio corpo, solo non sapevo come avrei reagito.

Mi limitai ad annuire mentre l'accarezzavo il volto.



Lentamente lei mi sbottonò i primi tre bottoni poi si chinò e mi baciò dove iniziava la lunga cicatrice.

Ebbi un fremito. Un misto tra il piacere e la paura.

Bella io non so... se...” mormorai tremando dentro di me a quel contatto così diverso, così bello, così ricco di aspettative.

Lei mi sorrise.

Lasciami fare non avere paura” mi mormorò dandomi ancora un bacio sulle labbra mentre la sua mano iniziava ad accarezzarmi il collo e il petto.

Sei bellissimo Edward” mi disse.

Io chiusi gli occhi, volevo gustarmi quel tocco così caldo e piacevole ma invece l'immagine del mostro attraversò un ultima volta il mio cervello costringendomi a chiudere gli occhi “No” mormorai mentre una lacrima scivolava dagli occhi.

Guardami Edward” mi ordinò imperiosa “Apri gli occhi e guardami” continuò sempre autoritaria.

Ubbidii ma subito abbassai lo sguardo vergognandomi di quello che ero, e odiandomi perché non riuscivo a dimenticare.

Ho detto di guardarmi” m'intimò lei. “Chi sono Edward?” mi chiese dura. “Chi sono io?” continuò al mio silenzio.

B... Bella. Sei Bella” le risposi in un mormorio stentato.

Allora non levare gli occhi dai miei, e rilassati perché io non sono Lui e ti amo e non intendo farti del male. Lui è morto. Lui non c'è più. Lui non potrà più toccarti. Ma io invece sono qua, sono reale e voglio amarti ed essere amata da te.” affermò mentre si sedeva cavalcioni su di me.

E lentamente senza distogliere gli occhi dai miei, iniziando a baciarmi le labbra, le sue mani scesero ad aprire la mia camicia e poi la sfilarono lasciandomi con il petto nudo.

Vuoi levarmela tu?” mi chiese poi tirandosi fuori la sua dai pantaloni.

Ero nervosissimo ma sapevo che dovevo avere fiducia in lei, dovevo imparare a capire quanto fosse bello amare, quanto fosse diverso sentirsi accarezzare da lei, e finalmente dimenticare e lasciarmi andare. Così con le mani tremanti dall'emozione e dalla tensione iniziai ad aprirle la camicetta. E ad ogni bottone i miei gesti diventavano più sicuri, più rapidi mentre guardavo i suoi occhi bruciare d'amore e sentivo sotto le mie dita la sua pelle calda e liscia.

Quando la camicetta fu aperta ebbi un fremito mentre le accarezzavo la pelle così morbida, così bella e liscia. E quando si slacciò e sfilò il reggiseno rimasi a guardarla stordito e affascinato. Fu nuovamente lei a guidare i miei gesti e dopo avermi dato un ultimo bacio avvicinò il mio viso a loro.

Non mi disse nulla ma sapevo ciò che voleva e ciò che io mi resi conto desideravo da morire.

La baciai a lungo, leccando e succhiando, finalmente dimentico dei miei problemi conscio del piacere che ci attraversava come una scossa elettrica mentre le mie mani scorrevano sulla sua schiena. Era morbida e calda. Anche lei mi accarezzava dolcemente alternando la schiena e le spalle ai miei capelli.

Ed io stavo letteralmente impazzendo nel sentirla così vicino a me, nel sentirmi finalmente così uomo.

Perché per la prima volta mi sentii il pene indurirsi e premere per uscire, lo sentii prendere vita e reclamare in maniera smaniosa la sua libertà per dimostrarmi quanto maschio fossi realmente e quanto dolce fosse il frutto dell'amore.

Ma io questa sera non lo avrei accontentato. Aveva aspettato tanto e avrebbe continuato ad aspettare.

C'era tempo. Perché avevo ancora tante cose da scoprire, tanti muri da abbattere, tante paure da superare. E soprattutto non c'era fretta, perché certe cose bisogna saperle gustare, perché entrambi volevamo farlo nel modo e nel momento giusto. Non volevo sprecare con la fretta quelle sensazioni nuove, volevo gustarmi tutto, avevo anni e paure da recuperare e volevo farlo quando mi sarei sentito in grado di affrontare senza timore quello che mi aspettava, tutte le mie paure che sapevo erano pronte a rispuntare, ma soprattutto volevo scoprire e godermi tutte le emozioni che sapevo mi avrebbero travolto.

Troppo a lungo avevamo desiderato questo momento, troppo a lungo avevo aspettato di scoprire quanto bello fosse sentirsi uomo per bruciare tutto con la fretta. C'è un tempo per tutto e adesso era quello della scoperta, dell'attesa, perché finalmente entrambi sapevamo che non sarebbe stata infinita ed entrambi volevamo gustarci ogni piccola ma enorme conquista che avremmo fatto.

Così quella sera ci limitammo a baciarci e ad accarezzarci. Entrambi estasiati dalla scoperta dei nostri corpi e dalla scoperta di quelle nuove sensazioni, ebbri d'amore e appagati da quelle piccole conquiste.

Ci bastò questo perché era già una speranza realizzata, un traguardo da noi considerato irraggiungibile.

Era bellissimo sentirsi maschio e scoprire quanto lo fossi, quanto piacere ci poteva essere anche solo dietro ai baci o alle carezze.

Era bellissimo sentire il suo corpo e il mio nudi vicini, sentirmi accarezzare con amore e poterla stringere a me e sapere che lei era felice tra le mie braccia.



E quando i miei fratelli a tarda notte tornarono ci trovarono vestiti e addormentati davanti al fuoco uno fra le braccia dell'altro, sereni e sorridenti.



Sono bellissimi” mormorò Alice stringendosi a Jasper con gli occhi pieni di lacrime di felicità.

Venite, andiamo, lasciamoli dormire in pace” aggiunse lui dopo aver caricato il caminetto.

Rosalie invece ci coprì con una coperta e silenziosamente si allontanarono tutti lasciandoci soli in compagnia del nostro amore.

La notte più bella e serena della mia vita, perché la prima di una lunga serie.

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